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Venerdì 19 febbraio 2021 alle ore 17,
in diretta streaming su www.ceamessina.it

Le zone umide sono il luogo dove è massima la necessità di applicazione dell‘approccio ecosistemico e multidisciplinare, dato che sono sistemi connessi con molte tipologie di corpi idrici, in cui vi è scambio e passaggio di elementi ed organismi, ambienti fondamentali per la sopravvivenza sia di specie molto localizzate ed endemiche, sia di specie migratrici che ivi trovano rifugio e risorse trofiche, in cui agiscono diversi fattori di pressione derivati da un‘ampia tipologia di attività antropiche fra cui l‘urbanizzazione, l‘agricoltura, l‘allevamento, il turismo, la produzione di energia elettrica, l‘industria oltre che gli effetti dei cambiamenti climatici.
Le Zone Umide Minori (ZUM) sono degli habitat che possono svolgere la funzione di stepping-stone; le zone umide minori sono degli hotspots (“punti caldi”) di biodiversità. Le zone umide minori sono essenziali per un gran numero di specie rare e minacciate di estinzione.
Si tratta di Aree “Minori” solo per estensione in quanto svolgono, analogamente alle maggiori, un ruolo fondamentale sotto il profilo geoambientale, vegetazionale, faunistico, paesaggistico e della biodiversità.
Nel 2008 un'indagine ha censito ben 305 ZUM italiane, naturali (stagni, piccoli laghi, foci fluviali, torbiere etc…) ed artificiali (risaie, saline, fossati difensivi di edifici storici, vasche per l'itticoltura etc..) ed è stata condotta da un team di ricercatori guidati dal Direttore Scientifico Prof. Raniero Massoli-Novelli, uno dei più eminenti esperti internazionali del settore.
In particolare è stato realizzato un focus su cinque Regioni campione (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lazio, Sardegna e Sicilia) appositamente scelte in quanto rappresentative per la loro distribuzione geografica sul territorio nazionale e per le loro diverse caratteristiche geomorfologiche e di biodiversità. L'estensione totale delle ZUM inventariate e valutate risulta essere di 12.332 ettari con una estensione media per ogni singola ZUM di 40.4 ettari.
Tra gli aspetti di maggiore rilevanza e novità della ricerca la creazione e l'utilizzo di un indice di vulnerabilità: ciascuna delle ZUM censite ed analizzate, infatti, ha visto attribuirsi un fattore da 1 a 5 dove 1 rappresenta la minima vulnerabilità, quindi una ottima previsione di conservazione, e 5 un rischio estremo di degrado o sparizione dell'ambiente umido valutato.
L'indice medio di vulnerabilità riscontrato è risultato molto basso: 2.9 per le ZUM del Friuli Venezia Giulia, 2.4 per quelle del Veneto, 2.7 per quelle del Lazio e 3.3 per Sicilia e Sardegna.
E' facile, quindi, evincere quanto allarmante sia lo scenario ai fini della conservazione di queste importanti aree: le ZUM italiane sono gravemente minacciate da seri fattori di rischio di tipo naturale (riscaldamento globale, quindi maggiore siccità e tendenza al prosciugamento di molte ZUM) e da disturbi antropici (bonifiche agricole, inquinamenti, nuove strade, nuovi insediamenti industriali e edilizia, fenomeno, quest'ultimo, particolarmente preoccupante in Sardegna).
Questa grave situazione comporta una pesante ricaduta anche sull'economia, provocando mancate possibilità di sviluppo delle aree nelle quali sono inserite le ZUM che svolgono una determinante funzione sociale, culturale, turistica.
L’incontro di venerdì 19 febbraio 2021 alle ore 17, in diretta streaming su www.ceamessina.it, sarà anche l'occasione per promuovere un Convegno Nazionale sulle Aree Umide Minori con interventi mirati ad approfondire i temi che emergeranno nel dibattito.

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