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Palermo, 10 aprile 2019
Aula Giuseppe Capitò, Edificio 7
Scuola Politecnica dell’Università di Palermo

 Presentazione

Dopo le alluvioni del 1966 di Firenze e Venezia, e i successivi eventi alluvionali del Piemonte nel 1968 e di Genova nel 1970, la Commissione Interministeriale “per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo” più nota come “Commissione De Marchi”, licenziò una voluminosa relazione conclusiva che metteva in luce le diverse sfaccettature del rischio alluvionale, di frana, di mareggiata e di valanga. La Commissione si trovò unanime nell’affermare che <<la difesa del territorio nazionale contro gli eventi idrogeologici risponde ad un pubblico, vitale interesse>>.
Nonostante tali convincimenti, a questo importante documento seguì un impulso limitato alla risoluzione delle problematiche della difesa del suolo, tanto che Giorgio Napolitano, 11° Presidente della Repubblica Italiana, dopo molti anni ebbe a dire che <<un progetto di manutenzione territoriale a scala nazionale costituisce davvero l’opera pubblica prioritaria di cui ha bisogno questo Paese.>>
Il mutamento della configurazione dei versanti ad opera dei fenomeni di erosione idrica e dei movimenti di massa, il trasporto dei sedimenti lungo le pendici e nei diversi elementi della rete idrografica, la stima dell’apporto solido alla foce dei corsi d’acqua e quindi della alimentazione dei litorali, sono tutte tematiche intimamente connesse ai problemi di dissesto idrogeologico.
Il titolo del seminario contiene tre importanti parole chiave: dissesto idrogeologico, programmazione ed emergenza. La manutenzione del territorio costituisce il mezzo per prevenire i fenomeni di dissesto idrogeologico, programmando la realizzazione di interventi, strutturali e non, capaci di mitigare i suddetti fenomeni e riservando al contrasto dei fenomeni eccezionali gli interventi in emergenza e le tecniche della protezione civile.
Il seminario si propone di fornire un quadro aggiornato sulle conoscenze dei fenomeni di dissesto a scala di bacino e di delineare un quadro operativo in cui si distingue un regime ordinario di prevenzione, che si fonda sulla manutenzione delle opere già in esercizio e sulla realizzazione di nuovi interventi, e un regime straordinario, che fronteggia i fenomeni eccezionali e che si avvale di procedure ed operazioni specifiche della fase emergenziale e utilizza le tecniche della protezione civile.

 

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